showreel_09

venerdì 29 agosto 2008

RUN



Concetto

Pensando al paesaggio mi viene in mente quanto esso sia una componente presente in ogni istante della nostra vita, può sembrare scontato ma è una parte del mondo che ci avvolge, ci colloca, ci condiziona in quanto esseri viventi e ci rende consapevoli della nostra esistenza; con quanta facilità viene lasciato scorrere quotidianamente sotto i nostri occhi. Camminare è un’azione per noi abituale che ci consente di raggiungere luoghi e mete; troppo frequentemente però diventa un momento durante il quale non si prende coscienza o comunque resta poco importante pensare dato che è semplicemente una modalità necessaria da applicare per arrivare a qualcos’altro.
Il paesaggio non rimane soltanto attorno a noi come una sfera immobile ma muta continuamente in modo determinante ed è proprio ciò che colloca il nostro corpo e la nostra mente all’interno di uno spazio circostante ben preciso.
Tutti i nostri sensi creano il concetto di “paesaggio” che sia esso urbano, naturale, domestico è la sommatoria di più input che vanno a disegnare nella mente un unico concetto. Se il nostro corpo si muove e cammina, la nostra percezione cambia, tutta questa grande massa immobile inizia a prender forma, gli input che vanno al nostro corpo aumentano in modo spropositato, il paesaggio si carica così di dettagli visivi sempre meno contemplati e l’attenzione si sposta su un piano totalmente differente fatto di spazi, pieni e vuoti che evolvono in una linea temporale.
Se invece il nostro corpo si muove ancor più velocemente viene a compiersi un salto in termini di percezione e tutto quello che prima era fermo o in movimento vicino a noi ora si annulla e si trasforma. L’annullamento del paesaggio è quindi in funzione di un esperienza in cui ci immergiamo totalmente, un tunnel dove le distanze si accorciano terribilmente e tutto diventa unica massa in movimento che rende irriconoscibile ogni cosa. Un flusso continuo di colori e forme viene scandito dal ritmo sonoro dei passi, dal battito del cuore e dal suono del respiro che esce.

Giacomo Frittelli

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